sabato 12 giugno 2010

VITA SU MARTE

l'articolo è molto interessante e lascia immaginare affascinanti ipotesi....

I poligoni marziani visti da vicino

Le strutture che rivelerebbero la presenza di acqua sono più piccole di quanto previsto: così la sonda mostra un territorio complesso e attivo

 Le prime immagine riprese da Phoenix, la sonda che la notte tra il 25 e il 26 maggio scorso è arrivata su Marte e che avrà il compito di cercare tracce di acqua e vita, mostrano qualcosa di diverso da quello che gli scienziati si aspettavano di vedere. Le pianure del Nord sembrano infatti un ambiente più complesso e attivo di quanto si pensasse, e la vallata è puntellata di figure geologiche, i cosiddetti “poligoni”, di dimensioni minori rispetto a quelle previste.

Lo ha annunciato Peter Smith, ricercatore dell’University of Arizona(Tucson, Usa) a capo della missione Nasa, durante una conferenza stampa. Le immagini inviate sulla Terra attraverso la sonda Odyssey, rivelano un paesaggio familiare agli studiosi del sistema polare terrestre. I poligoni, che già precedenti missioni avevano individuato come una delle prove della presenza di acqua ghiacciata nel sottosuolo di Marte, sono infatti simili a quelli che caratterizzano il permafrost delle regioni polari sulla Terra. Solo che hanno un diametro di circa 1,5-2,5 metri, inferiore a quello che era stato calcolato in base alle immagini inviate in precedenza dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter, e a quanto previsto dai modelli climatici elaborati per il pianeta rosso.

“È possibile che ci siano poligoni dentro altri poligoni”, ha commentato Smith: sulla Terra simili strutture sarebbero infatti prodotte dall’espansione e dalla contrazione stagionale del suolo ghiacciato. Quando fa molto freddo il terreno si contrae. Le fratture vengono allora riempite dall'acqua durante i periodi più caldi e quando torna l'inverno l'acqua si ghiaccia espandendosi e agisce come un cuneo. Nei periodi molti freddi, lo stesso ghiaccio si contrae fratturandosi secondo motivi geometrici e nelle fratture prodotte penetra polvere secca. In questo modo il ghiaccio non ha più spazio sufficiente per espandersi nuovamente quando le temperature si alzano; di conseguenza il suolo si deforma producendo piccoli tumuli al centro dei poligoni e canali poco profondi ai bordi. Secondo Michael Mellon, membro della missione dell’University of Colorado, la dimensione dei poligoni potrebbe essere determinata dallo spessore dello strato di suolo soprastante. Uno strato di ghiaccio più superficiale, più soggetto alle rigide condizioni atmosferiche, tende a fratturarsi maggiormente mentre in profondità è più facile che i poligoni restino grandi.

Secondo il ricercatore, se si individuassero poligoni “attivi”, che continuano a espandersi e contrarsi regolarmente, sarebbe possibile, analizzando la distanza tra i vari strati di rocce in superficie, studiare come sono cambiate le condizioni climatiche su Marte nel recente passato. Per esempio un clima più caldo potrebbe avere spinto le masse di ghiaccio a profondità maggiori, creando poligoni più grandi. (f.g.)