sabato 12 giugno 2010

AIDS

Ogni anno nel nostro paese ci sono 4 mila nuove infezioni e riguardano fasce della popolazione diverse rispetto all’inizio dell’epidemia

 Eterossessuali, 40enne e stranieri. È l’identikit delle vittime dell’infezione da Hiv in Italia secondo il nuovo rapporto epidemiologico dell’Istituto superiore di sanità (Iss) presentato oggi a Roma nel corso del convegno “La ricerca italiana sfida l’Hiv” promosso da Fondazione Msd e Iss. Mentre la mancanza di campagne di informazione potrebbe far pensare che il problema non esista più, l’infezione da Hiv continua a diffondersi, colpendo fasce della popolazione del tutto diverse rispetto all’inizio dell’epidemia.

Non più tossicodipendenti, che sono sempre meno, ma persone che si infettano per via sessuale, per lo più eterosessuali che hanno una bassa percezione del rischio e comportamenti non protetti. Aumenta l'età delle persone colpite che, per i casi di Aids, ormai supera i 40 anni, e aumentano anche i cittadini stranieri colpiti dalla malattia: all’inizio dell’epidemia erano l'un per cento dei casi di Aids in Italia, mentre ora siamo addirittura al 20 (e si arriva al 30 per cento delle nuove diagnosi di infezione, che sono 4 mila ogni anno). Questo significa che uno su quattro tra i nuovi sieropositivi è straniero. In tutto si contano in Italia 59.500 casi di Aids dall’inizio dell’epidemia, concentrati soprattutto in Lombardia, mentre l’incidenza più alta nel 2007 è quella del Lazio, seguito da Emilia Romagna e Toscana.

Se è vero che rispetto al 1995 si contano meno della metà di nuovi casi all’anno, preoccupa il fatto che da circa tre anni l’incidenza delle nuove infezioni non accenna a calare, ma resta stabile. Questo perché più del 60 per cento delle persone che riceve una diagnosi di Aids non ha mai fatto terapie antiretrovirali (visto che scopre di essere sieropositiva in quel momento). “Uno dei prossimi obiettivi nella lotta all’Aids è la creazione di un servizio di sorveglianza nazionale che permetta di tenere maggiormente monitorata la situazione senza ledere la privacy”, commenta Giovanni Rezza, Direttore del Reparto di Epidemiologia dell’Iss: “Il sistema si servirà di un codice che non permette di risalire all’identità, ma che ci farà raccogliere dati per conoscere la distribuzione dell’infezione sul territorio e le modalità di trasmissione, e quindi programmare meglio gli interventi di sanità pubblica per la prevenzione, l’assistenza e la cura”.

Parola d’ordine, quindi, non abbassare la guardia. “Quello che oggi fa la differenza nel successo delle cure non è solo la messa a punto di molecole particolarmente efficaci e innovative, ma soprattutto l’uso che ne viene fatto”, spiega Stefano Vella, Direttore del Dipartimento del Farmaco dell’Iss. “Il segreto”, continua Vella, “sta nel costruire una terapia con diversi nuovi farmaci, in modo da azzerare la replicazione virale anche quando la malattia è molto avanzata”.