domenica 6 giugno 2010

UFO E USO

Tratto da Area di Confine n° 38 - Novembre 2008

di Roberto La Paglia

Abituati a scrutare i cieli a caccia di Ufo, spesso dimentichiamo che lo spazio non è l’unico luogo inesplorato; ne esiste un altro, molto più vicino a noi e a portata di mano: il mare.

Abituati a scrutare i cieli a caccia di Ufo, spesso dimentichiamo che lo spazio non è l’unico luogo inesplorato; ne esiste un altro, molto più vicino a noi e a portata di mano: il mare.


L’acronimo U.S.O. identifica il termine Unidentified Submerged Object o Unidentified Submarine Object, ovverro quelli che in ambito ufologico sono gli oggetti avvistati sotto la superficie del mare.
Si tratta in buona parte di avvistamenti non riconducibili a mezzi conosciuti e, malgrado la casistica sia di molto inferiore a quelli relativi agli Ufo, l’argomento merita comunque un approfondimento maggiore, se non altro per alcune sue particolari caratteristiche e per le sue misteriose correlazioni storiche, quasi al limite del Cover Up, se non proprio della teoria cospirativa.
La maggior parte delle segnalazioni riguarda l’avvistamento di oggetti dotati della capacità di muoversi a grande velocità, senza generare nessun moto ondoso apparente, senza produrre rumore, dalle enormi dimensioni.
Le opinioni in merito sono estremamente contrastanti; spesso si tratta di fenomeni naturali o di veicoli militari sperimentali, ma un significativo numero di casi presenta caratteristiche tali da giustificare l’ipotesi extraterrestre. Per quanto il fenomeno possa apparire piuttosto recente, abbiamo riferimenti storici che contraddicono questa teoria; mitologie e divinità marine fino ad oggi interpretate come parto della fantasia o di visioni mistiche legate a realtà spirituali locali, potrebbero invece essere l’antico collegamento che unisce il fenomeno USO all’antichità.
Fin dai tempi remoti l’uomo ha volto gli occhi al cielo, cercando costantemente le proprie origini. Questa sorta di “dipendenza” dallo spazio non era in realtà soltanto un modo per esorcizzare la paura dell’infinito, il bisogno di dare un nome e una identificazione a forze, fenomeni e distanze che sovrastavano l’uomo e la sua capacità interpretativa. Si trattava invece della necessità di perpetuare antichi ricordi, memorie che raccontano di visitatori venuti dallo spazio, divinità scese sulla Terra per portare la loro conoscenza tra gli uomini; quasi sempre questi esseri dimoravano per brevi periodi sul nostro pianeta, a volte si univano con gli umani, altre volte ancora sceglievano strani modi per portare a termine la loro missione.


Uno di questi casi, quello che più ci avvicina alla realtà degli USO, è quello degli Oannes, divinità scese dal cielo a bordo di un veivolo a forma d’uovo, che dispensavano durante il giorno la loro saggezza mentre, durante la notte, dimoravano in fondo al mare. Proprio da questi antichi ricordi, nel tentativo di trovare un unico filo conduttore con i recenti e più documentati avvistamenti, nasce una vera e propria branca dell’ufologia, da alcuni ribattezzata Usologia, con l’intento di sviluppare una indagine approfondita e di raccogliere quanti più dati possibile su quelli che comunemente vengono chiamati gli “Ufo del mare”. Dopo aver chiarito molti avvistamenti, trovandone la giusta collocazione in ambito scientifico, sarà sorprendente accorgersi che il fenomeno USO non sempre è stato relegato nell’archivio della fantasie popolari o dei racconti marinareschi; la prima nazione che si interessò al fenomeno, ipotizzando che gli avvistamenti USO fossero riconducibili ai più noti Ufo, fu proprio l’Italia, con l’istituzione, tra il 1933 e il 1941, del Gabinetto RS/33, un organismo segreto al quale faceva capo Guglielmo Marconi, oltre che numerevoli illustri scienziati dell’epoca.

L’RS/33 venne creato da Mussolini nel 1933, subito dopo l’ufo crash che si sarebbe verificato in Lombardia il 13 giugno dello stesso anno; le indiscrezioni relative a questo avvenimento parlarono di strane creature estratte dal veivolo e trasportate a Vergiate, nelle officine della SIAI Marchetti.
Ovviamente, il numero 33 stava ad indicare l’anno di nascita della struttura, mentre le lettere R ed S indicavano rispettivamente Ricerche Speciali; il gruppo lavorò sotto copertura, e sotto la protezione dell’OVRA, la polizia segreta voluta da Mussolini; malgrado la stretta riservatezza e la massima protezione, i dati raccolti finirono nelle mani della Gestapo, per l’avvio di un programma simile a quello italiano da parte del partito nazista. In effetti un programma simile prese il via in Germania proprio nel 1941, anno di chiusura dell’RS/33 italiano. La conferma di questo avvenimento, oltre che dei progetti relativi a veivoli nazisti segreti, venne data dal pilota Rudolph Schriever, dall’ingegnere Giuseppe Belluzzo e da Andrea Epp.
Le armi che vennero generate da questo programma, rimangono ancora oggi avvolte nel mistero, così come lo sono i nomi degli appartenenti al Gabinetto scientifico fascista; tra le armi naziste figurerebbero il Raggio della Morte, in parte studiato anche da Guglielmo Marconi e i famosi mezzi di trasporto circolari V-7, mentre l’elenco degli scienziati dell’RS/33 potrebbe essere il seguente:
· Filippo Bottazzi chirurgo e biologo sperimentale dell’Università di Napoli
· Gaetano Arturo Crocco (nelle foto) ingegnere aeronautico fondatore della società italiana Razzi;
· Romualdo Pirotta botanico dell’Università la Sapienza di Roma;
· Francesco Severi matematico insegnante alla Sapienza di Roma e alla Pontificia accademia delle scienze;
· Giancarlo Vallauri insegnante di elettrotecnica e di ferromagnetismo accademico dei Lincei;
· Francesco Giordani chimico dell’Università di Napoli;
· Dante De Blasi medico igienista delle università di Napoli e Roma;

Identificati a larghi schemi gli interessi relativi agli USO durante la Seconda Guerra Mondiale, ritorniamo a tempi più recenti, pur non abbandonando del tutto i fatti relativi all’RS/33 che approfondiremo più avanti. Il fenomeno degli Ufo “marini” non interessò infatti soltanto l’Italia. Anche in America, sia pure sotto stretto riserbo, la questione faceva discutere; le prime notizie ufficiali riguardanti un interesse americano nei confronti degli oggetti sottomarini non identificati, risale ai primi anni ’60, periodo nel quale viene fondato il Centro di Ricerca di Miami, presso l’Istituto di studi Marini della stessa città.
Successivamente, il 29 agosto 1964, vengono diffuse delle fotografie di un oggetto non identificato, di forma sferica, ripreso sul fondo dell’Oceano Pacifico, a circa duemila chilometri dalle coste del Cile.
Le foto non erano sicuramente della miglior qualità, ma il dottor Hopkins, biologo ed esperto di fondali marini, escluse che potesse trattarsi di una formazione corallina; due anni dopo, nel 1966, un pescatore recuperò nella baia di Tokyo, un oggetto cilindrico lungo circa due metri: il ritrovamento venne riferito a un siluro ma l’oggetto era munito di due portelli e nove tentacoli metallici, la cui funzione rimane ancora oggi sconosciuta.
Le notizie relative al fenomeno iniziavano a diffondersi, assumendo connotati sempre meno locali; in Italia, nel 1978, nel tratto di mare tra Bellaria e Cesenatico, una enorme palla di fuoco si alzò dalle profondità sfrecciando verso il cielo notturno, ma i tratti caratteristici di questi strani avvistamenti iniziarono ben presto ad arricchirsi di nuovi particolari.
Nel 1994, la U.S. Navy rilevò una misteriosa pulsazione in un tratto di mare nell’Oceano Pacifico; il suono proveniva dal fondo e, come affermarono gli esperti, non si trattava di qualcosa di biologico, bensì di meccanico. Questi “piccoli incidenti” scatenarono la fantasia di molti, si parlò subito di vere e proprie basi sottomarine, di potenze occulte straniere, di veri e propri preparativi di invasione; ben presto i fatti relativi al tristemente famoso Triangolo delle Bermude vennero posti in relazioni a presenze aliene in fondo all’oceano; malgrado la fantasia sembrasse ormai andare a briglie sciolte, in realtà esistevano dei presupposti ben fondati e inquietanti che fungevano da traino.
Shag Harbor, Nova Scotia, Canada, 1967; un piccolo villaggio di pescatori a stento riportato sulle mappe: il nome Shag si riferisce al Cormorano ma, malgrado la presenza massiccia di questa specie, il porto rimase per molto tempo fuori dalle mappe marine, almeno fino a quando un evento inaspettato cambiò in modo drastico la vita dei pescatori del luogo.
Nella piccola comunità locale circolavano da sempre storie fantastiche, racconti di serpenti marini, calamari giganti, navi fantasma, ma il 4 ottobre 1967 accadde qualcosa di completamente diverso: tutto iniziò con l’avvistamento di strane luci arancione nel cielo.
I testimoni dichiararono che le luci, intermittenti, improvvisamente si diressero verso il mare posizionandosi sull’acqua, a circa mezzo miglio dalla costa. Tutti inizialmente pensarono a un incidente aereo e si premurarono di avvisare la polizia canadese; le luci intanto stanziavano intorno a una imbarcazione di origine sconosciuta di circa 60 piedi di lunghezza.
I primi uomini giunti sul posto descrissero una luce gialla che si spostava lentamente sull’acqua lasciando una schiuma giallastra come scia.
Il giorno seguente, un comunicato ufficiale diffuse la notizia che qualcosa aveva colpito l’acqua; si trattava di un oggetto di origine sconosciuta del quale però non era stata rinvenuta alcuna traccia. L’incidente venne chiuso abbastanza in fretta, non una nota aggiuntiva, nessun altro commento da parte degli organi ufficiali; tanta fretta, unita ai racconti che intanto circolavano tra i pescatori, non passo inosservata agli esperti del MUFON.


Il centro investigativo sulle attività ufologiche condusse una ricerca molto più approfondita sul caso, rilevando alcuni particolari che erano stati volutamente taciuti: sulla scorta dei rilevamenti ufficiali, l’oggetto viaggiava sott’acqua alla velocità di circa venticinque miglia marine, in una zona di mare molto vicina a una base di rilevamento sottomarina. L’oggetto venne quindi notato dai sonar e scattò la segnalazione verso alcune navi da guerra che incrociavano nelle vicinanze; dopo alcuni giorni, in maniera del tutto anonima, le autorità effettuarono un tentativo di recupero, anche se nessuno ha mai specificato con chiarezza cosa ci fosse da recuperare.
Le probabilità che un Ufo si sia bloccato nelle acque di Shag Harbor sono molto alte, così come quelle di un secondo oggetto accorso in aiuto.
Il caso Shag Harbor non rappresenta però un fenomeno isolato; malgrado si parli poco di oggetti sottomarini non identificati, gli avvistamenti e i fenomeni inspiegabili sono in numero abbastanza consistente: il Centro di Ricerche Ufologiche Russo, ad esempio, ha reso accessibili alcuni casi catalogati dalla Marina Sovietica.

Nell’agosto del 1965, un piroscafo in navigazione sul Mar Nero, avvistò una sfera luminosa posta sulla superficie dell’acqua; si trattava di un oggetto di circa sessanta metri di diametro; poco dopo un gigantesco pilastro d’acqua, dello stesso colore dell’oggetto, emerse dal mare e ricadde, portando con se la sfera. Nel dicembre del 1977, l’equipaggio del peschereccio da traino Vasily, notò un enorme oggetto a forma di ciambella che lentamente emergeva dalle acque; aveva un diametro dai trecento ai cinquecento metri, e quando si alzò in volo rimase in orbita stazionaria quasi sopra l’imbarcazione, mettendone fuori uso tutti i sitemi di comunicazione. Alexander G. Globa, rilasciò una interessante testimonianza nel 1992 al Zagadki Sfinksa Magazine, forse uno dei racconti più significativi e densi di particolari: “... nel mese di giugno del 1984, mi trovavo sul Mediterraneo, a circa venti miglia marine dallo Stretto di Gibilterra. Ero in piedi sul ponte quando gli uomini mi richiamarono per farmi osservare uno strano oggetto a forma di padella rovesciata. Presi il mio binocolo e inquadrai l’oggetto: si trattava di un vero e proprio disco volante, come quelli che avevo visto tante volte in alcuni giornali e riviste. Era di colore metallico, molto lucente; il suo diametro non superava i venti metri. La base era formata da due semi dischi, altri due erano sulla cima e ruotavano lentamente in direzione opposta l’uno dall’altro”. L’avvistamento venne confermato dall’equipaggio di una nave araba che incrociava lo stesso tratto di mare; l’Ufo si inabissò velocemente, riemerse, rimase sospeso pochi secondi, quindi prese rapidamente quota sparendo ben presto dalla visuale dei testimoni.


Come catalogare il fenomeno USO?

Secondo la teoria espressa da Ivan Sanderson, fondatore di una associazione impegnata nella ricerca di questo particolare tipo di fenomeni marini, esiste la possibilità che una razza intelligente viva già da tempi remoti nelle profondità del mare; si tratterebbe dei discendenti delle prime forme di vita nate sulla Terra, forse degli stessi Dei che gli antichi chiamavano Oannes.
Per quanto possa apparire assurda questa spiegazione, è comunque interessante riportare in merito un avvenimento del 1984: un gruppo di scienziati dell’Università di Milano, proprio in quel periodo, fece una scoperta del tutto sensazionale nel Mar Mediterraneo, a cento miglia dalla costa libica. A una profondità di circa tremila metri, venne avvistata una enorme bolla d’acqua, racchiusa in uno spessore di 2,5 metri, che presentava un grado di salinità del 400 per mille rispetto al normale 40 per mille. Questa sua particolare caratteristica contribuì a ritenerla isolata dalle acque sovrastanti; i successivi studi portarono alla scoperta di una colonia di batteri mai vista prima. I risultati di questa scoperta vennero divulgati nella primavera del 2006 ma, ovviamente, ricaddero presto nel più assoluto silenzio mediatico.
Di diverso avviso è invece il ricercatore John Keel, il quale riconosce l’esistenza di basi sottomarine, in special modo nel Circolo Polare Artico, ma ne attribuisce la paternità a potenze mondiali.

Cosa sono quindi gli USO?

Sulla scorta dei vari avvistamenti, possiamo provare a tracciarne una breve descrizione: si tratterebbe di oggetti del tutto assimilabili agli Ufo, con una superficie esterna costituita da materiali simili al metallo, con gradazioni che propendono verso il colore grigio e dalla forma ovoidale o sferica, anche se molti testimoni parlano di forme cilindriche o di sigari allungati. Le loro dimensioni sono estremamente variabili; si parte da piccoli sferoidi molto simili alle sonde di esplorazione, per finire a vere e proprie astronavi, con lunghezza o diametro anche superiori ai cinquecento metri, a volte con protuberanze che alcuni osservatori descrivono come delle “piccole ali”. Si presentano ai testimoni in vari modi: immobili sull’acqua, in navigazione in superficie o poco sopra, fermi sui fondali, in immersione o in emersione.Molti testimoni hanno notato che subito dopo l’emersione, gli Uso accendono altre luci, forse supplementari, quindi si fermano a bassa quota e iniziano a girare gradualmente intorno al loro asse, per poi inclinarsi verso l’alto oppure in verticale prima del decollo vero e proprio. Molti di questi elementi sono riscontrabili nel caso di avvistamento avvenuto nel 1999 in Svezia, culminato con un presunto impatto dell’ufo nel lago di Backsjon. I testimoni oculari dell’avvenimento, descrivono l’oggetto come provvisto di piccole ali; altri ancora parlano di un oggetto oblungo che si immerse improvvisamente nelle acque del lago. La lunghezza stimata era di circa quindici metri, mentre la larghezza era di quattro o cinque metri. Allertata quasi subito la vicina stazione di polizia, vennero interrogate tutte le persone presenti al fatto, ma le ricerche vere e proprie avvennero soltanto nel mese di agosto dello stesso anno. La squadra di ricerca era composta da quattordici uomini, otto dei quali esperti subacquei, vennero utilizzati anche i sonar; stranamente, non appena iniziate le operazioni, una nota governativa informò che nella zona erano avvenuti diversi furti di materiale elettronico; questo materiale era attinente alla sicurezza nazionale e semmai qualche ritrovamento fosse avvenuto nel lago, questo era da ritenersi come strettamente riservato. Questa nota, giunta così tempestivamente e in perfetta coincidenza con l’inizio delle ricerche, contribuì di certo all’esito negativo delle varie immersioni; il rapporto finale parlò molto laconicamente del ritrovamento di una busta di un sacchetto di plastica e di un barile di metallo! La relazione finale venne inviata alla sede governativa di Stoccolma; le trascrizioni degli interrogatori e dei rapporti della polizia sono stati invece classificati con il codice di massima segretezza. I tempestivi Cover Up portati avanti dalle autorità governative, non hanno impedito che il fenomeno USO andasse oltre le ricerche di molti studiosi indipendenti, approdando nelle redazioni dei mass media. History Channel decide infatti, nel gennaio del 2006, di mandare in onda un interessante documentario dal titolo “Deep Sea Ufo’s”, nel quale si parla apertamente di un tipo avanzato di Ufo in grado di operare in maniera efficiente sia nelle profondità marine che nell’atmosfera. Il programma però non si ferma soltanto nell’analisi di questo particolare fenomeno; vengono man mano riportate numerose considerazioni sugli USO, partendo dall’ipotesi di segnalazioni già avvenute nell’antico Egitto, ai tempi di Alessandro Magno e perfino da parte di Cristoforo Colombo.
Tra gli intervistati spiccano i nomi di Stanton Friedman, Bill Birnes e Preston Dennett; proprio grazie a questi ricercatori si inizia a delineare una linea temporale di avvistamenti che inizia in periodi del tutto insospettabili. Le notizie riportate di seguito riguardano gli avvistamenti storicamente più eclatanti e le indiscrezioni riportate durante il programma:
18 giugno 1845: il Times di Malta riporta la notizia del ritrovamento del brigantino Victoria, circa 900 miglia a est di Adalia. L’equipaggio riferisce di aver avvistato tre corpi luminosi emergere dal mare e alzarsi in quota.
I tre veivoli rimasero visibili per alcuni minuti volando a circa mezzo miglio dall’imbarcazione.
22 marzo 1870: i marinai della corvetta inglese “Signora del lago”, in navigazione nell’Oceano Atlantico, riferiscono l’avvistamento di un oggetto lenticolare che avanzava contro vento. Gli schizzi effettuati dai testimoni sono ancora oggi visibili e risultano perfettamente identici a quelli fatti in tempi recenti dopo un avvistamento Ufo. Esiste un imponente archivio fotografico relativo agli USO; in particolare sono stati fotografati gli avvistamenti avvenuti a Puerto Rico, in Scozia, in Patagonia, nella Repubblica Dominicana, in Spagna, nelle Canarie, in Norvegia, in Canada, Giappone e Stati Uniti.
Il 10 febbraio del 1951, il comandante Graham Bethune, veterano della US Navy, in volo con il suo aereo militare dall’Islanda a Terranova, avvistò un Ufo uscire improvvisamente dalle acque. Una luce intensa investì l’equipaggio dell’aereo, poi la stessa luce si divise in tanti cerchi concentrici di colore giallo. L’Ufo affiancò per qualche secondo l’aereo, poi accelerò bruscamente facendo perdere le proprie tracce.
Il 9 maggio del 2001, Dan Willis, addetto alla sala comunicazioni della città di San Francisco, ricevette un messaggio ad alta priorità, classificato come strettamente confidenziale, da parte di una nave militare vicina all’Alaska. Il messaggio segnalava una fonte luminosa, dall’arancione al rosso incandescente, che stava emergendo dall’acqua, con un diametro stimato in circa settanta metri. L’evento venne monitorato dai radar della nave e l’oggetto, non appena uscito completamente dall’acqua, si levò in volo con una insolita accelerazione. Se quindi eravamo giunti alla conclusione di non essere mai stati soli, alla percezione che in alto, oltre l’atmosfera, qualcosa o qualcuno ha sempre interagito con la Terra e continua a farlo, oggi i nostri occhi non dovranno scrutare soltanto i cieli, ma prestare maggiore attenzione anche al mare e ai suoi inviolati segreti.


Fonti
· There were other witnesses who saw this same UFO phenomena from Adalia, Syria and Malta. scritto da: BJ Booth
· http://digilander.libero.it/cuf.fe/uso.htm
· wikipedia
· www.robertolapaglia.com
· UFO Contact from Undersea - Dr.
Virgilio Sanchez-Ocejo (pubblicazione privata)
· Underwater and Underground Bases - Dr. Richard Sauder
· Life under the Waters of This Earth - Ivan T. Sanderson, 1970
· Alfredo Lissoni – Gli Ufo del Terzo Reich