domenica 6 giugno 2010

IL DISCO DI NEBRA

l'articolo che vi propongo è a dir poco singolare , mentre nell'antico egitto i faraoni cacciavano i leoni nel delta del nilo , in europa c'era già chi poteva vantare conoscenze e capacità di tutto rispetto......chi fu il popolo che creò il Disco di Nebra ?


Un misterioso reperto, antico di 3600 anni, rinvenuto in Germania da clandestini e miracolosamente recuperato, sembra essere la più antica rappresentazione del cosmo fino a oggi nota. Archeologi, astronomi e storici delle religioni hanno cercato di interpretare la funzione di quella che potrebbe rivelarsi una tra le più importanti scoperte del secolo trascorso.
Ne presentiamo, in esclusiva per i nostri lettori, i primi risultati.

di Andreas M. Steiner

Fino a qualche anno fa, pochi sapevano dell’esistenza stessa di Nebra, una cittadina di appena tremila abitanti nella regione della Sassonia-Anhalt (Germania orientale) nota, semmai, per il suo centro storico medievale, dominato dalle rovine di una fortezza tardo-romanica. Oggi, invece, il nome di Nebra varca le frontiere, legato a una scoperta che ha tenuto in scacco il mondo archeologico germanico (e non solo): quella di un misterioso reperto, una sorta di disco in bronzo, di circa 32 cm di diametro, pochi millimetri di spessore (da 1,5 mm ai bordi a 4,5 mm al centro) e del peso di due chili, nascosto nel terreno a poca distanza dall’abitato. Cosa rappresenta il “disco di Nebra”, a quando risale, come è tornato alla luce?La storia recente di questo oggetto somiglia a tanti altri episodi di “cronaca” archeologica degli ultimi anni. È il 1999 quando due tombaroli, muniti di metal detector, setacciano il Mittelberg (la “montagna di mezzo”), un’ampia altura che raggiunge appena i 252 metri di altezza, alla ricerca di qualche reperto antico (l’area è nota come sito di un insediamento protostorico). Giunti in mezzo al bosco il detector emette un segnale e i due uomini cominciano a scavare. Dapprima la zappa colpisce quello che i tombaroli ritengono essere il coperchio di un vecchio secchio, poi ecco che affiorano altri oggetti metallici: due spade, due asce, uno scalpello e i resti di due bracciali a spirali in bronzo. La refurtiva (incluso il “vecchio coperchio”) viene nascosta in un sacco e portata via.

Un hotel in Svizzera
Qualche mese più tardi i reperti vengono offerti al Museo di Preistoria e Protostoria di Berlino; il prezzo richiesto è di un milione di marchi tedeschi. Interpellati sulla provenienza degli oggetti, gli anonimi proprietari rispondono, ingenuamente, con il nome di una città non lontana da Nebra. Accertata l’origine clandestina (e, dunque, illegale) dei reperti, la via dell’acquisto da parte del museo è ormai impossibile: gli archeologi del Land Sassonia-Anhalt sono in massima allerta e, mentre le trattative sono in corso, procedono anche le indagini della polizia. Dovranno, comunque, trascorrere più di tre anni prima che, con un abile raggiro, le autorità tedesche e svizzere riescano ad arrestare (irrompendo negli scantinati di un hotel di Basilea) gli illegittimi proprietari e mettere al sicuro il prezioso bottino. “Il 10 marzo del 2002 – conferma Harald Meller, soprintendente archeologo della Sassonia-Anhalt e uno dei protagonisti dell’avventuroso recupero – il tribunale di Halle ha ufficialmente consegnato i reperti di Nebra al nostro museo (il Museo regionale preistorico di Halle, di cui Meller è il direttore, n.d.r.)”. Ulteriori indagini – e anche le “confessioni” degli scavatori clandestini – portano poi a stabilire il vero luogo in cui gli oggetti furono scoperti. Ora, è proprio il primo reperto raccolto dai clandestini, quel “vecchio coperchio”, a rappresentare la vera scoperta. Il disco, infatti, è molto di più che un antico oggetto d’uso. Datato, grazie alla compresenza delle due spade, a un periodo intorno al 1600 a.C., esso rappresenta la più antica raffigurazione della volta celeste, un vero e proprio strumento astronomico, di almeno 3600 anni fa.