sabato 12 giugno 2010

AVORIO

Si apre un nuovo commercio

La Cites ha autorizzato la vendita di 108 tonnellate di AVORIO dei governi di Botswana, Namibia, Zimbabwe e Sudafrica. E la Cina si affianca al Giappone come paese importatore

 La Cites (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) ha autorizzato un nuovo commercio di avorio. In tutto sono 108 tonnellate, da esportare in un’unica partita: oltre 43 e mezzo dal Botswana, più di 9 dalla Namibia, 4 dallo Zimbabwe e 51 dall Sudafrica. Altra novità, la Cina si aggiunge al Giappone come partner commerciale.

Il nullaosta è arrivato ieri pomeriggio dalla commissione riunitasi a Ginevra per il 57esimo meeting. L’avorio è quello ricavato dalle carcasse di esemplari morti per cause naturali o uccisi per il controllo delle popolazioni - fanno sapere i responsabili Cites -, e i proventi andranno tutti per la conservazione degli elefanti e alle comunità locali che vivono a stretto contatto con questi animali.

La possibilità della nuova vendita era stata presa in considerazione nel giugno del 2007, anche se il commercio dell’avorio è stato bandito dalla Cites nel 1989. Già nel 1997, quando le popolazioni di elefanti del Sudafrica sembravano tornate “in salute”, era stato permesso a Botswana, Namibia e Zimbabwe di vendere 50 tonnellate di avorio al Giappone, da cui, nel 1999, furono ricavati cinque milioni di dollari per la conservazione. Lo stesso era accaduto nel 2002.

La vendita della nuova partita dovrà avvenire sotto stretti controlli, ovviamente: “La supervisionerero da molto vicino e ne valutereremo l’impatto sulle popolazioni di elefanti africani”, ha commentato Willem Wijnstekers, Segretario Generale della Convenzione che si impegna a vigilare anche sul mercato in Cina e Giappone per verificare che non avvengano scambi illegali.

Al momento le popolazioni di elefanti che si vivono in Sudafrica rientrano nell’appendice II della Convenzione, il che autorizza il commercio del loro avorio attraverso canali controllati. Le popolazioni degli altri stati, invece, sono elencati nell’appendice I, ovvero sono considerati animali protetti perché le popolazioni rischiano ancora di scomparire. (t.m.)