sabato 12 giugno 2010

SCREENING

per chi pensava che per i cellulari non ci fosse più nulla da inventare

Un nuovo sistema permette di raccogliere i dati del paziente e trasmetterli a un server grazie a uno speciale telefonino. L'immagine elaborata appare sullo schermo

 Grazie a un innovativo sistema sviluppato da un gruppo di ingegneri dell’Università della California, il telefono cellulare potrebbe essere usato per realizzare immagini medico-diagnostiche che attualmente richiedono strumentazioni non accessibili per miliardi di persone. La ricerca, guidata da Boris Rubinsky, docente di bioingegneria e ingegneria medica, potrebbe consentire lo sviluppo di una diagnostica per immagini a basso costo e fruibile da tutti, utile, per esempio, per tenere sotto controllo la progressione dei tumori.

Come dimostrato su Public Library of Science One, (Plos One) i cellulari possono essere 'equipaggiati' per raccogliere dati grezzi dal paziente, mentre il processo di elaborazione delle immagini (la parte più complicata e costosa) viene realizzato da un server remoto centrale, con cui le apparecchiature potranno comunicare grazie a un collegamento wireless. Il telefono, cioè, trasferisce i dati al server che elabora l’immagine e la restituisce al mittente, il quale vedrà formarsi l'immagine sullo schermo del proprio cellulare.

Il sistema messo a punto dal team di Rubinsky si basa sulla tomografia a impedenza (Eit), ovvero sul principio secondo cui i tessuti sani trasmettono impulsi elettrici in modo diverso da quelli malati: la differenza di resistenza dei tessuti al passaggio degli impulsi (impedenza) viene tradotta in immagine.

Per testare il sistema, il team di Rubinsky, con l’appoggio del National Center for Research Resources dello statunitense National Institutes of Health (Nih), ha costruito una periferica per l’acquisizione di dati, utilizzando componenti di facile reperibilità sul mercato. L’apparecchiatura dimostrativa si compone di trentadue elettrodi di acciaio, la metà dei quali trasmettono impulsi elettrici, mentre l’altra metà ne misura i voltaggi. Il tutto è collegato a un contenitore pieno di gel che, per consistenza, simula un tessuto mammario colpito da tumore. I 225 voltaggi complessivi sono stati misurati e trasmessi via telefono cellulare a un software centrale tramite un collegamento Usb. I ricercatori hanno verificato che il tumore era chiaramente visibile nell’immagine generata e rinviata, provando che il sistema funziona.

“La diagnostica per immagini viene data per scontata nei paesi industrializzati”, ha affermato Rubinsky, “ma è considerata una delle principali conquiste della medicina moderna. La diagnosi ed il trattamento di un 20 per cento (stimato) delle malattie potrà beneficiare della nostra ricerca, perché la tecnologia renderà la diagnostica per immagini poco costosa e accessibile a tutte le popolazioni escluse, contribuendo anche al contenimento dei costi della spesa sanitaria”. (e.r.)