domenica 6 giugno 2010

LE ROVINE SU FARTE

da uleriori studi , Marte sembra sempre più ad una delle nostre antiche città di cui rimangono solo rovine a testimoniare il fiorire di antiche civiltà
Di Ennio Piccaluga


Figura 1

Osservai la struttura in oggetto (Fig. 1) per la prima volta sul libro di Gianni Viola, La Civiltà di Marte. Senza troppi commenti essa era presente alla pag. 107 del testo e veniva assimilata, con i suoi bracci e le sue architetture strutturate ad ingranaggio, ad un ipotetico astroporto. La costruzione, notevole e dalla forma molta caratterizzata, pur attirando l’attenzione del lettore, non veniva tuttavia compiutamente commentata, anche perché all’epoca c’erano pochi dati a disposizione e non si sapeva neanche se attribuire la foto alla sonda sovietica Phobos2 o ad altra sonda americana. Ora sappiamo che il particolare della fig. 1 è estrapolato dal fotogramma 4209-75 scattato nel 1972 dalla sonda americana Mariner 9. L’originale era molto poco contrastato e nella fig. 2 esso è riportato con ritocchi alla luminosità ed al contrasto per renderlo più leggibile.


Figura 2 - NASA

Le coordinate del sito sono 0,0 (siamo sulla linea dell’equatore) e 186,4 di longitudine, nella zona che sovrasta l’Apollinaris Patera.

La sua collocazione su una vasta area pianeggiante lo rende immediatamente evidente e la sua conformazione è ricca di molte peculiarità dall’aspetto poco naturale. Nella fig 3 “l’astroporto”, che si estende su una superficie di circa 5x5 Km, è ingrandito mentre nella Fig. 4 è riportato in falsi colori, di quelli che normalmente ci aspetteremmo di trovare sul Pianeta Rosso.

Fig. 3 Fig. 4

Fig. 5 Fig. 6

Nella fig. 5 e 6 sono state operate delle elaborazioni con luci ed ombre invertite, operazione quest’ultima che ha evidenziato maggiormente le caratteristiche tridimensionali dell’imponente struttura.

Di essa ha parlato anche Zecharia Sitchin ne “L’altra Genesi”, edizione rielaborata del testo originale “Genesis Revisited” dello stesso autore, datata 1991. Sitchin, fermo sostenitore della colonizzazione di Marte da parte degli Anunnaki ( il misterioso popolo proveniente dal pianeta Nibiru e probabile artefice dell’evoluzione del genere umano, che sarebbe stato modificato nel suo DNA ad immagine e somiglianza degli evolutissimi colonizzatori), non ha esitato a definire la struttura come uno spazioporto. Esso sarebbe stato l’indispensabile base di partenza e di arrivo dei giganteschi carghi spaziali provenienti dalla Terra e diretti su Nibiru, dopo aver sostato su Marte, pianeta a più bassa gravità adibito a “stazione di passaggio”. Sitchin sostiene che grandi quantità di oro venivano trasportate dal nostro pianeta fino a Nibiru la cui atmosfera aveva uno strappo che era possibile suturare solo con prezioso oro in polvere da spargere in alta quota. Sul libro “Ossimoro Marte” ho già mostrato dei particolari che confermano altre ipotesi di Sitchin e sembra proprio che realmente questi esseri abbiano costruito città e ziggurat sulla Terra, in Mesopotamia e …..su Marte, nella sua zona equatoriale.

Fig. 7 Credit Themis-ASU

Di certo però le eventuali astronavi che fossero giunte su questo inospitale pianeta avrebbero avuto la necessità di un “garage” per la manutenzione, dove sostare al riparo dalle notti marziane e dalle temibili tempeste di polvere che imperversano sulla superficie ad oltre seicento Km. orari. Nella Fig. 7 si può osservare come le temperature notturne raggiungano, all’equatore, valori anche di molto inferiori ai 55 °C sotto zero.

Questo sito riparato avrebbe dovuto avere dimensioni di molte centinaia di metri di lunghezza per ospitare simili mezzi di trasporto, alquanto al di là delle capacità costruttive a noi note. L’ipotesi di questa “casa per astronavi” non appartiene però al mondo delle supposizioni poiché essa esiste realmente. Studiando infatti alcune foto di Marte trasmesse nei primi mesi del 2005 dalla sonda europea Mars Express, ho individuato, sempre nei pressi dell’equatore, una zona pianeggiante sita nella Vallis Marineris adibita verosimilmente a ricovero per astronavi, in cui è possibile osservare alcune apparenti costruzioni dalla forma regolare molto simile a dei grossi hangar per aerei. La loro forma è geometricamente ineccepibile, tanto da poter escludere con una certa sicurezza che possa trattarsi di formazioni dovute ad agenti naturali. In fig. 8 (particolare inedito) possiamo osservare uno di questi possibili hangar: la costruzione è composta da 238x165 pixel e, considerando che la foto da cui è tratto ha una risoluzione di circa 15 Mt./pixel, risulta che l’edificio è alto 150mt. ed ha una lunghezza di circa un chilometro. Dimensioni ciclopiche! La regolarità delle sue forme è davvero sconcertante e si tratta senz’altro di una delle evidenze più definite relative a strutture ritenute di matrice artificiale mai osservate su Marte.

Particolare inedito tratto da foto ESA

Fig. 8 Fig. 9

Nella fig. 9 sono stati ricalcati i contorni anche se la struttura è comunque perfettamente individuabile. Si può notare, sulla destra, l’ombra proiettata dall’edificio. Potrebbe trattarsi pure di uno stabile adibito ad altre funzioni ma è indubbio che siamo di fronte ad una gigantesca edificazione con l’inequivocabile aspetto di un hangar. La precisione geometrica del particolare in oggetto è tale da suscitare dubbi sulla sua reale esistenza, ma su “Ossimoro Marte” la struttura è descritta con dovizia di particolari e sono forniti anche i dati per poterla rintracciare nonché la sigla dell’immagine originale da cui è tratta. Nel libro è anche spiegato come sia altamente probabile che un sito con particolari verosimilmente artificiali non ne contenga quasi mai solo uno. Se esso è realmente artificiale dovrebbe sempre avere più di un particolare interessante. Ed in effetti, nella foto in cui ho reperito l’hangar, sono presenti altri possibili edifici, anche se meno definiti e, poco più a nord, una incredibile costruzione (Ossimoro Marte Pag. 155) che ci presenta con evidenza un perimetro geometricamente delimitato ed evidentemente ben fortificato anche se, forse, le alte mura che vi si scorgono potrebbero solo aver costituito uno schermo per gli inclementi agenti atmosferici.