lunedì 7 giugno 2010

ITALIANI ALLO SPECCHIO

la nostra amica TIGRE ha trovato un altro articolo sul genio che fu Bendandi , sebbene il contenuto non dica molto di più di quanto vi ho già postato ultimamente questo articolo è talmente "umano" nel descrivere il personaggio Bendandi che leggendolo sembra di vedere una normale persona che conosciamo da sempre.

" ITALIANI ALLO SPECCHIO" Bendandi, l' uomo che anticipava i terremoti Degli italiani potrebbe dirsi, e con molta ragione, ogni male e forse anche qualche bene, ma quanto sorprende chiunque è la maniera testarda e il genio nell' essere strani di alcuni tra loro. Come fu il Raffaele Bendandi, ottantenne volentieri permaloso , fronte pur alta ma divisa da una papalina che gli proteggeva la calvizie dal freddo, macchie di unto ataviche sui pantalonazzi, mai in cravatta, per le mani cartigli di conti a sei cifre scritti fin nel minimo angolo di carta, e gli occhi celesti che tagliavano l' aria da sopra gli occhiali in scivolo perenne sul nasone. Era interpellato dalla Rai Tv a ogni terremoto, nel camice grigio da tipografo tutto striato dal nerofumo del cilindro sismografico, sempre affaccendato. Bendandi era un autodidatta faentino e scontroso, ma nei comunicati prevedeva il dove e il quando di universi terremoti planetari; e ci prendeva molto. Almeno quanto bastava per ricordarsi, ad ogni sommovimento, che lui l' aveva detto e andarci in pellegrinaggio proprio come nel Medioevo da un santo medievale. Anche perché il percome delle sue previsioni lui non lo spiegava mai. Eppure gli pareva elementare: la cagione dei terremoti non sia da cercarsi sotto ma sopra la terra: nelle forze di attrazione dei pianeti e del sole. Le simpatie dei corpi del sistema solare e il loro attrarre più o meno la terra nei suoi luoghi fragili o instabili spiegavano tutto. Anche la dolcezza burbera e solitaria, che commoveva il cuore, di chi non s' era fatta una famiglia e però si sentiva respirato dal Sole e dai pianeti con tenero amore. Il nostro Bendandi era nato il 17 ottobre del 1893, figlio di contadini poveri e perciò studente fino alla sesta elementare, e però dodicenne tanto geniale da costruirsi un suo telescopio. Quindi apprendista da un orologiaio, che tuttavia, per gelosia di mestiere, gli faceva fare solo il fattorino. Eppure il piccolo Raffaele imparò ad avere le dita così morbide da accomodare tutto e di notte guardava le stelle, calcolava, testardamente si persuadeva: i terremoti erano attrazioni planetarie. Licenziato s' iscrisse alla Scuola d' Arte e divenne intagliatore di candelabri e statue sacre per le chiese dell' Emilia. Dopo il terremoto di Messina si costruì anche un sismografo; e per pendolo, invece del piombo che non poteva permettersi, usò un busto di creta di Seneca impiccandolo. Ai Faentini parve matto anche se non da bendare, soprattutto quando iniziò a voler leggere tutti i giornali che costavano cinque centesimi l' uno. Gli servivano per le notizie di terremoti. Venne la Grande Guerra; si ritrovò meccanico in una squadriglia aerea. Ma poteva preoccuparsi di guerre, per quanto grandi, chi come lui s' era già meravigliato stimando avvenuta nel 10431 prima di Cristo la sommersione tellurica del continente di Atlantide? E aveva previsto inoltre un' altra fine del mondo, certissima, per la primavera del 2521. Uno così poteva badare solo ai terremoti d' influsso planetario. Ed iniziò coi suoi rudi ma efficienti apparati a far concorrenza ai sismologhi ufficiali, diramando pure comunicati «Ieri i miei strumenti alle 20.36 hanno segnalato scosse con epicentro 123 chilometri ad est di Tahiti». La stessa notizia arrivava poco dopo confermata dagli osservatori tedeschi e giapponesi. E lo stravagante ci prendeva anche, di molto prima. Al punto che se ne incuriosì il direttore Albertini, che mandò a intervistarlo un inviato. Era Otello Cavara, ufficiale aviatore con Bendandi, che, il 22 novembre 1923, davanti al notaio Savini di Faenza dichiarò che il 2 gennaio si sarebbe verificato un fenomeno sismico nelle Marche. Fu così che il 4 gennaio in terza pagina del Corriere della Sera uscì l' articolo: «L' uomo che prevede i terremoti». Tal Agamennone capo dell' osservatorio sismico di Roma aveva già ammesso il nostro nella società sismologica italiana. Ma dopo quell' articolo la scienza accademica non poté che detestarlo, ferita nella vanità da un autodidatta. Bendandi se ne incollerì, e soffrì che una sismologa di anca nervosa non lo volesse più per fidanzato. Se ne offese: smise di andare nella capitale. Nemmeno i preti gliela rimediarono. Il cardinal Maffi dell' osservatorio di Pisa non lo ricevette. «Ma domani sarete voi a chiamarmi» ... puntuale arrivò una scossa di terremoto, il giorno dopo nel Pisano. Più pratici gli americani e il libero mercato: nel 1925 Thomas Morgan della United Press stipulò regolare contratto in cambio della sua collaborazione. E Bendandi poté smettere il mestiere d' artigiano con cui aveva campato fino ad allora. Nel 1927 Mussolini lo fece nominare cavaliere dell' Ordine della Corona d' Italia, ma era innervosito dalle previsioni e gli intimò di non darne notizia. Passarono i decenni; ma che erano per chi bada alle stelle? Con Gronchi arrivò pure il titolo di Cavaliere della Repubblica e lettere grate di governanti da quasi ogni nazione della terra. Ma a lui premevano più i fogli protocollo dov' erano i tracciati e i conti di ventimila terremoti. Reticente Bendandi non badò troppo neppure al suo sindaco comunista che giudicatolo scienziato proletario gli fece intestare un milione e mezzo di lire per le ricerche. Era ottantaseienne nella modesta casa laboratorio di Via Manara 17 a Faenza a trafficare col suo rullo, quando sentì quella volta tremargli il cranio. Cadde muto; tra tavolo e stufa della camera da letto ai primi di novembre dell' anno 1979, italianissimo e grande perché «Il sito figurò colui del polo e a tutti i pianeti il luogo diede: poi rispose che quel ch' avea temuto, come predetto fu, gli era avvenuto» (Canto XLIII, Ottava 117, Orlando Furioso). Alvi Geminello Pagina 37 (5 novembre 2004) - Corriere della Sera" 17